IN DUE ATTI
Paiole del signor Jacopo Ferretti
ih»™ di D. Mar.o Aspa Maestro di Contrappunto,
« Composizione nel Collegio del Reale Albergo di Napoli
DA RAPPRESENTARSI
NEL TEATRO RE
1m Primavera drl 1841.
TIPI DI LUIGI BRAMBIL
Contr. denuncilo N. 002.
Tanto la Musica che la Poesia è di esclusiva
proprietà ili Franceseo Lucca di Milano , avendo
adempito a quanto prescrivono le vigenti Leggi,
ATTO PRIMO (PARTE PRIMA)
L' ORAGANO E L' IRIDE.
ATTO SECONDO (PARTE SECONDA)
LA LETTERA FATALE.
ATTO TERZO (PARTE TERZA)
LA PARTENZA.
(PARTE QUARTA )
IL NAUFRAGIO.
VIRGINIA , fanciulla orfana . innamorala di
Signora Rosa Figliarti.
PAOLO , giovanetto di spiriti ardenti ed impetuos'
Signora Manetta Riva-Giunti.
MARGHERITA ] madre di Paolo
Signora Emilia Turpini.
11 Signor DE LA BOURDONAIS , Intendente dell'Isola
di Francia , e tutore di Virginia
Signor Francesco Fonti.
ERNESTO , Capitano di marina francese
Signor Polidoro Covas.
ATANASIO , già servo della madre di Virginia 9 ed
ora dell' Intendente
Signor Cesare Soares.
DOMINGO , moro al servizio di Margherita
Signor Giuseppe Righetti.
Coristi , Isolani,
Comparse, Schiavi Mori , Soldati, Marinai francesi.
La Scena è nelì Isola di Francia.
\
he Scene nuove sono disegnate e dipinte
dal signor CARLO FONTANA.
PARTE PRIMA
SCENA PRIMA.
Stanza campestre, con finestre, dalle cui invetriate
scorgonsi lampi frequenti.
A quando a quando s'ode il tuono, e l'imperversar d'un
uragano, che a poco a poco va cedendo.
Cono ^ventura orrenda! ogni argine
Soverchiano i torrenti!
Stridon le selve , e crollano
Sotto al furor dei venti !
Sventura! ah! si: sventura!
Sconvolta la natura
Par che da cima a fondo
Minacci intero il mondo
Sossopra rovesciar.
Marcì. Madre di me più misera
Dove si può trovar?
Dm. Paolo , quel vostro figlio
Parea un cavai sbrigliato:
Si ride del periglio
S' è di Virginia allato!
Chi sa, chi sa Y improvido
Al fianco all' orfanella
Ove rimasto è vittima
Di si crude! procella 1
Ma*g. Oh ciel!
ATTO
Ma zitto 3 bestia!
Tu ciarli all' impazzata.
Le smanie non accrescere
Di quella sciagurata ;
Ciarlali senza giudizio ,
Vuoi farla qui morir ?
Le ciarle non ammazzano :
Dicea . . . così . . . per dir.
Raffrena il tuo cordoglio
Spera.
Sognar non voglio.
Udite? — Una follia
Or più sperar saria ( cresce V ontgano.
Solo morir m' avanza . . .
SCENA. IL
ATANASIO anelante e smanioso, simulando una tranquilli là
che rimane smentita dalla sua voce.
ÀIA. L' ultima che si perde è la speranza.
Non piangete: qui si tratta
Di rimedio , e non di pianto,
Non piangete: s'io l'ho fatta
Io ci devo rimediar.
Dirò tanto . . . farò tanto . . .
Che vi voglio consolar.
Sulla cara mia Virginia
L intendente ^ mio signore ,
Voi sapete, i di iti i esercita
Di tutore e curatore ,
Della madre, che spirava
Per estrema volontà.
Atanasio ? mi chiamava.
Eccellenza, sono qua.
Coro Già sappiam che la fanciulla,
Che vedesti dalla culla ,
Che danzò su i tuoi ginocchi ,
Che t'ò cara più degli occhi.
Ti die in guardia a patto espresso .
G
Coro
Don,
Coro
Marg.
PRIMO
Che le tosti sempre appresso,,
Mille volte Y hai narrato ;
A memoria ognun lo s*t.
Ata. Tutto fiato risparmiato . . .
Marg. e Coro Ma che accadde ?
Ata. Or si saprà.
Sul mattino a farmi smorfie
Viene Paolo . . . quel folletto . . .
Ei v' è figlio; ma, scusatemi ,
Nitro,, e zolfo ha dentro al petto
Incomincia pian pianino ;
Sol che brilla ! Bel mattino !
1/ aria . . . vedi ? è mite e pura ;
È un sorriso la natura . . .
Con Virginia far vorrei
lina corsa , c molto innante
Al meriggio tornerei;
lo fo orecchi da mercante ,
Risoluto a dir di no :
Ei prosegue, T orfanella
L/ amo più d* una sorella :
Questo moto le fa bene;
V'era avvezza,, tu lo sai;
Farla correre conviene;
Ma tu correr non potrai . . .
Io mi piego; pochi passi . . .
Ma badate a spini , a sassi
Fusi ! via scappano quui lampi
Per i boschi \ per i campi:
Poi lo scrupolo mi nasce ,
Che han l'età da pigliar fuoco;
Che non son più putii in fasce ,
Che può serio farsi il giuoco;
Lo capisco . . . foci male . . .
Ma mi trovo un naturale 5
Che fatica a dir di no.
Do», e Ma concludi , chiacchierone!
Cono Che progetto hai nella lesta?
| ATTO
Giacché sol per tua cagione
Li ha sorpresi la tempesta.
Maug. Per pietà ... mi raccomando .
1/ uno e l'altra a me son cari . . .
Aia. Zitti tutti , e ognuno impari ... ( con vn
tuono ironico.
Che ... nel caso ... un cuor qui l'ho.
( toccandosi il petto con espres. di gra?i coratj.
Voi di rami lettiga formate / x
Salirem di collina in collina ;
Voi y che saldo i polmoni vantate 5
V armerete di tromba marina ,
Manderemo lontane le voci,
Dopo a lungo in silenzio staremo.
E i più lenti verranno veloci,
Se all' invito risponder udremo.
Varcheremo fossati e torrenti ;
No/i v* è rischio che X uomo sgomenti
Quando ha il core . . . voi core l'avete?
Coro e Dom. Lo vedrai . . . Lo^ vedrai.
A IA# Se T avrete
Al cimento ora mettere il vuo\
Marc. Vola.
Cono Spione.
Marg. Sì: il eiel C inspirò.
Aia. Se li trovo in avran da sentire :
Quattro passi ? E chi sa dove stanno !
Scellerata! Bricconi voglio diro:
Voi! con me! questa razza d'inganno!
Vengo , vengo : a sgridarli mi provo.
Piano un po'; ma se morti li trovo?
Tutti e due! . . . Ma che due? saran tre
Pad ! Li casco. È finita per me.
Marg. , Dom. e Cono.
, ^ i niio
Ah! t'affretta^ al materno sm) core
Lungo secolo e un breve momento.
PRIMO 9
Si dilegua del nembo il furore
Torna il sole; già calmasi il vcnlo.
Vanne: vanne: , • > n r<>
. . . che pensi; Che parli:
Vieni : vieni : 1 r
Cresce il rischio nel tempo che ciarli.
II ritardo prudenza non è ;
Una madre ti chiede mercè.
Ata. Andiamo. Andiam. che se il tutor s'accorge
Della mia dappocaggine bestiale,
Fosso aspettar con mio terror profondo
Sulle mie spalle il temporal secondo.
(margherita si ritira in una stanza attigua,
Atanasio esce seguito da Doni, e dagV Isolani.
scena ni;
Bosco, un sasso ombreggiato, e proietta da un vasto albero
alquanto sfrondato e malconcio sotto cui siedono piangendo
PAOLO e VIRGINIA*
Tao. Virginia ! anima mia !
Non piangere così ; meco lu sei.
Sai se gli affetti miei ,
Oltre la madre e te, se il mio pensiero
Altro cercaron mai nel mondo intero,
Il sai, Virginia, e piangi a me d'accanto?
Vino. Ch'io non pianga vorresti, e piangi intanto?
Fu imprudente consiglio
Il correr tanto , e lungi!
Tao. Inaspettato
Scoppiò per 1' aere il barbaro periglio.
Vino. Ma il nembo si dirada . . .
Pao, Ma allo sguardo ed al piò non s'offre strada.
Là straripali torrenti . . .
Qua rovesciati boschi, arbor cadenti.
Povera madre mia !
Vìhg. Come tremante
Già pel vecchio sembiante
Lagrime di dolor verserà il vecchi;;
IO A I TO
Amalo servo! Ah! del tutor Io sdegno
Gelar mi fa!
Pao. No j non tremar.
Virg. Se mai
Si rioscura ileiei... se il nembo freme
( Pao abbracciandola con affetto ìnvoc. ed espessit o.
Bello è il morir cosi; morremo insieme.
Tao. T'amai fin dalla cuna,
li tuo volere è il mio;
Collera di fortuna
Non può rapirti a me \
Sì, questo sol desio ,
Vivere ognor con te.
Viro. Un solo , un solo affetto s
Anima mia ^ lo sai ,
Come a le parla in pctlo ,
Cosi favella a me.
Tu sol per me vivrai ,
Io vivrò sol per te.
No 3 me da te dividere
Possibile non è . . .
■ E dei conlenti Y iride
Con rivi di splendore
A inebriarci il core
Per sempre brillerà.
In si beli' estasi - I' alma rapita
Scorda i suoi palpili , - scorda la vita,
Prova una nuova - arcani pace,
Che il labbro esprimere - non è capace ,
Se un sogno è questo - gioja si tenera
Ab! chi mi desta - mi ucciderà;
Quel sogno toglierci - è crudeltà.
Pao. La madre piangerà!
Vino. li' amalo servo ,
Che lanlo ni' ama e tanto ,
Disperalo per me verserà piatito!
U se il tutor . . . ne tremo . . .
PRIMO { i
Tao. Estremo c V amor suo, Io sdegno estremo.
Vjrg. Come la via trovar? (amendne concordi ca-
dendo genuflessi ^ con le mani in atto st/ppli-
chetoli rivolte al Ciclo,
a 2. Gian Dio! Gran Dio . . .
Pietà j di noi pietà ...
scena ;/,',..
Suono lontano di trombe mar"M ,/ iniH tnìcedl DOMINGO , e
di ATA .NASH) , che si- vnnnoì-apvichìfinjto;; dopo ATANASIO
con (f russo bastone , malconcio ^ rivelante. t ?
Voce Paiolo-; > • ; (
altra voce Virginia . .
Vi kg. Fu inganno?;
Pao. Ah! no: facciamo silenzio.
V(#e \ Paolo . . .
Virginia.
Aita . . . Aila.
Al fiujìic in riva . . k
A pie del colle ...
Arriva
Pietosa gente . . .
Virg. Odo stormir le fronde . . .
Pao
Ahi de* miseri al grido il Cicl risponde!
(Corrono incontro ad Jtanas'dj che li abbraccia
con tumulto di affetti, indi bruscamente ijli scosta.
Aia. Dove siete? . . . Dove siete ?
Abbracciatemi : stringete.
Vi ritrovo! — Uh! no . signore:
Devo star di mal umore „
Dino, brusco come un salilo ,
E vi devo strapazzar.
Vir.G. e Pao. Caro vecchio !
Ata. lihl ci vuol alti o !
Pao. Caro amico !
Vjrg, Padre mio.
li AITO
Afa. (Quanto è furba! Io son scaltro.;
Yibg. Io la rea ...
Pao. No $ il reo son io.
Ata. Tulli e due siete . . . una coppia . . .
Siete ... ufi ambo . . . da . . . legar.
A ogni lampo j ad ogni tuono
Mi venia la pelle d' oca :
Più a pensar non ero buono;
Fin la voce rotta e fioca,
Se accozzar volea due sillabe
Non potea che . . . tartagliar.
La tua madre singhiozzava
Lacrimando disperata;
Come foglia io qui I remava . . .
Ah briccone ! scellerata !
Quattro passi! ad Atanasio
Questo inganno si può far ?
Tu stai muta ? . . . Non rispondi?
La parola è andata a spasso?
Traditori ! Vagabondi !
Diventati or son di sasso !
Guai per voi se monto in collera!
Guai per voi ... vi Co . . . tremar.
Pao. c Viro. Come mai ti sei cangiato!
D'ascoltarci non negar.
Ata. Questa è nuova ! mica il fiato
10 vi venni a sequestrar.
Pao e Virò. Sì : fu pretesto il muovere
Le nostre membra al corso:
Ci ardeva il cor di porgere
Ai poveri soccorso :
Quante capanne squallide }
K casolar cadenti
Avvezzi all? eco flebile
D' inutili lamenti .
(irido ascoltaro incognite . . .
11 grido del piacer!
$oi nella gioja accolsero
PRIMO 13
(iT infami , gli affamati ;
Come ci benedivano
I vecchi abbandonali!
Ma nel redir smarrivasi
La già percorsa via^
E su per l'aere torbido
Tetro oragan salia ;
K in mezzo ad acque e a tenebre
Non si trovò un sentier.
Aia. (Bravi ! ... mi vien da piangere !
Io svengo dal piacer ! )
a 3.
Ata. A questo sen venite :
Mi scoppia il cor d' aflclto.
Sentite qui , sentite
Come mi danza in petto ,
Oh benedetta! oh caro!
Vi ho perdonato appieno :
Che il lungo pianto amaro
In gioja si cangiò . . .
Tornate a questo seno;
Staccarmi più non vuò.
Pao. e Vjkg.
Ah! nell'usato amplesso
Torna a brillar quest'alma!
Mede nel core oppresso
La già perduta calma.
Oh benedetto ! oh caro !
Ti rassicura appieno.
Cessi il tuo pianto amaro ;
Nessuno t' ingannò.
Ah ! stringimi al tuo seno -3
Staccarmi più non vuò.
VISI. t)V.LL AITO fRllttO,
SCENA PRIMA.
Camera in casa del Comandante.
Tavolino con carte, sedia, due porte laterali.
LABOURDONAIS entrando solo.
Lab.
erchè , perchè morendo ,
» La madre sconsolata
» Virginia m'affidò! Di Francia ai lidi
» Fama volò, che bella
» Come fior, come stella
» L'orfana crebbe, e dell'avara zia,
» Forse commossi il cuor: ma... occulto in
» Mi serpeggia un sospetto! — (petto.
» Ama fin dalla cuna! — c se uno sposo
» Le si destini sulla Senna? — Oh! certo
» Col fermo impero, e co' consigli miei
» Sveller Paolo riamante io non saprei
» Dall'innocente suo povero cuore ..
» Ah! m ai, mai non si spegne un primo amore.
Ancor io ne' miei verdi anni
Dell'amor sentii l'impero,
Il poter dei dolci affanni
Al mio cor non è mistero.
Ah! pur troppo! E ancor ne gemo,
So per prova amor cos'è.
Mi balzava invan la sorte
Della terra al lido estremo:
Involarmi ardia la motte
Fin la speme dell' amor! . .
ATTO SECONDO io
Llla è spenta . . io Y amo ancor.
KHa è spenta ? . . . Ah! vive in me!
So per prova amor cos'è.
Coro (di dentro. Viva! viva! son salvi! Ritornano.
Lab. (guardando fra le scene come in lontananza.
Oh (piai grida! che miro? son d'essi.
1/ indovino ; ma tremino! tremino!
Fur delusi i miei cenni più espressi!
("oro (c. ,s. Viva ! viva ! son salvi ! Piitornano.
Lab. Stolto servo! paventa per te!
Chi sprezza il consiglio -d'un alma prudente
Severo sul ciglio - mi legga il rigor ;
Sdegnato mi trovi - austero mi provi ;
Chi legge non sente - impera il furor.
SCENA II.
Va lontano si avanzano MARGHERITA. PAOLO, VIRGINIA ed
ATANASIO apppoggia/o al suo bastone. Mentre costoro pro-
cedono lentamente e timorosi, LAROURDONAIS si pone a
.sedere in atto di svolgere carte, ed esaminarle in gran
serietà.
Lab Dubbio non v'è. Virginia . . . Paolo... c seco
La sua misera madre, llan gli occhi bassi,,
Incerti e lenti i passi . . .
Treman di me; ma il servo,
Il vecchio servo, al cui maturo senno
La mia pupilla affido ,
E il solo delinquerne. *| Un» lezione
Perduta non sarà.
Virg. Che bruita cera! (fra
loro sottovoce.
Aia. È un muso
Che T ho imparato a mente.
Paq. Lo pregherò . . .
Virg. Scongiurerò.
Marg w^e vuoi
Io stc^a . . .
41 AITO
Aia. { tenendo Utili indietro con violenza amichevole,
II reo son io; non tocca a voi. {corre verso
il Comandante j e gli gitla ai piedi con forza
il bastone.
Lo so eh' è meco in collera;
F.d lui ragion eh' è peggio.
liceo il haston; ini stritoli ^
L lo ringraziare).
(Gran nuvoloni io veggio!
Come increspò la fronte! {da ir.
Fare un rinoceronte! )
Vuol bastonarmi ? ( voltandosi e presen-
tando le spalle.
Lab. No.
Ma tolta a te dell' orfana
Ora ogni cura intendo ;
A te, che cieco, o complice
(ionie chiamar non so.
Aia. Ma se . . .
Lab. Ragion non rondo ;
Ma un noni di età matura
1 miei perchè figura.
Va , t' allontana.
iiiG. e Tao. Ah ! no. {accorrendo st/p-
pìichetoli terso V intendente.
Noi sol, noi siatn colpevoli 5
Noi sol punir Iti dèi ,
Da noi deluso il misero
Non seppe dirci un no.
àia. Ma poi di che son rei?
Di consolar gli afflitti,
Guardate che delitti !
Pao. , Vino e Makg* Signore, ei non mancò.
a 5.
Lab. Ma non miri ? ma non vedi ?
Tari eia , brllade eguale ,
(irlo o sangue in lor tu credi,
Sol) han sguardi ? non hall tfir \
SECONDO 17
Se pian piano a fuoco vanno
È un effetto naturale ;
Ma sarebbe il lor tiranno :
Ma sarebbe un pazzo amor.
Non t'accorgi che il dividerli
E prudenza , e non rigor?
àia. Siete un uom di cervel tondo.
Di bellezza son l'estratto;
Ria si peschi tutto il mondo
Non si trova un più bel cuor.
Vanno a fuoco? . . . Sono andati!
Non ò affar da farsi ... è fatto.
Son due gatti innamorati *
Ria non san che cosa è amor.
Cosa è amor, se li dividono,
Capit an . . . ma tardi . . . allor.
Marc. i* voi . , ,
,> XT van di . pian pian parlando
lAo.eYiRG. noi 1 1 1
Dalle occhiate io n'ho sospetto^
Ah! perchè, perchè tremando
Rli si stringe intanto il cor ?
Tare, oh ciel che un' empia sorte
minacci quell'aspetto
Ah! più fiera è assai che morte
1/ incertezza dei dolor !
Dio, tu il puoi ; qual nebbia all'aure
Tu dirada il mio terror.
SCENA II!.
Jsolanì 3 e detti.
Coro Un vascello a vele tese
Vien volando.
Lab. Il padiglione
Si può scorgere?
Coro E francese, {gl'isolani
partono. S'ode io scoppio del cannone che sa-
ltila la fortezza j e la fortezza che risponde.
18 ATTO
Ata. Entra in porto. Ecco il cannone.
Lab. Di tua zia novella avremo (« Vira.
In risposta del mio foglio.
Ata. Mandi soldi e conteremo ;
Che in contare non m' imbroglio.
Ma per altro quella zia {piano a Lab.
È sinonimo d* arpia ;
E da un cor che nacque avaro
Pria vien sangue che danaro.
Lab. Meglio spero, forse in Francia {piano a Ata.
Al suo fianco la vorrà.
Ata. Ah! da Paolo non ha mancia (da sé.
Questa nuova chi gli dà!
Virg*" ^enl° aPPena nomar Francia, (ciascuno da st.
Pao. Che un rimbalzo il cor mi fa !
Lab. In riva al mar scendiamo;
Meco venir dovete.
Ata. Andiamo.
Marg., Pao.iVirg Andiamo.
Tutti Andiamo.
Lab. Che recherà saprete.
Tutti Si scenda in riva al mar.
a 5.
oAB* 9 xi ,RG' ( Ah! nel partir m' arresta (ciascuno da sé.
Pao.^Maug^ 1 v
Presentimento arcano!
Stordita è la mia testa ,
Spiegar Io tenta invano; (ciascuno da, sé.
E come in grembo a un vòrtice,
Che senza fren s' aggira ,
Fra cento idee quest* anima
Conlondesi , delira! . . .
Chi sa di qual funesto
Aspro dolor tiranno
Nunzio secreto è questo
Presago palpitar!
Ma nascondiam l'affanno . . . ) ( fùrie uno
Si scenda in riva al mar. all' 'altro.
SECONDO I!)
In caso che la zia
Volesse la ragazza . . .
K chi la manda via?
Ma3 zia. voi siete pazza!
Per mar ? con quello stomaco ,
Ctì è tanto delicato ?
E poi non si può muovere;
Che ha il core ipotecalo !
Paolo con quella testa ?
Se resta solo . . . Addio!
Ci mancherebbe questa !
Si corre ad impiccar.
Ma . zitti : ci son io
Ce la faremo star, (partono per recarsi
al porto.
PARTE SECONDA.
SCENA IV.
Lido di mare.
(Jn vascello è giunto, e ne sbarcano alcuni Marinai con
casse eleganti c bauli, che portano in fondo j indi ERNESTO
etti a poco a poco si affollano intorno , contemplando
molti Isolani.
Eftft. » Ah! vi premo alla fin bramate sponde ,
» Che fra tanto furor di venti e d' onde }
» Cercai dal suol francese
» Per ignota beltà, che il cor m'accese:
» Se l'orfana gentile
» È al ritratto simile
» Che fea la fama alla sua ricca zia ,
» iV ho la promessa; io son felice: è mia.
Se della fama al grido
Fedele il ver risponde ,
lo perdo In questo lido
Del cor la libertà :
K me le patrie sponde ,
Ata.
20 ATTO
Me rivedran beato .
Che mia destina il lato
Una gentil beltà.
Sarà d' invidia agli uomini
Il fortunato amante 9
E oh! quante belle! oh quante
Gelose ella farà.
Coro Oh dal francese — ricco paese
Bene arrivato ! —
Ern. Grazie ! obbligato !
Chi è quel che avanzasi - in serio aspetto
Di nastro nobile - fregiato il petto ?
Coro Quel che nell' isola - detta la legge,
E donne ed uomini - governa e regge.
Ern. E quella giovane eh' è a lui vicina s
Pallida y pallida - la testa inchina ?
Coro Fra le bellissime - è la più bella :
Qui non ha simile. —
Erk. Virginia ?
Coro E quella.
EiJf. In tutta Europa - simil non v' ha.
(Mio qml tesoro. - Si mio sarà )
Di simular f ardore
Si lenti innanzi a lei ;
Ha dagli sguardi miei
Tradito il cor sarà.
Si dolce incanto arcano
Ella mi versa in core,
Che la ragion invano
Più comandar vorrà,
SCENA V.
LAB0URD0NA1S , VIRGINIA, PAOLO, MARGHERITA, DOMINGO,
ATANASIO ed Isolani.
Ern. (presentando al Con/andante vna lettera .succi-
tata, ed a Virginia le chiari delle casse )
Signor, in questo foglio
La zia di quella Ih Ila
Innocente orfanelli
SlìCOiMJO 21
Vi spiega il suo voler. A voi, signora,
Pegni dell' amor suo or queste invia
Casse di doni . . .
*T*' (Ma che brava zia!)
«.IR. {battendo improvvisamente la mano sulla spalla
di Atanasio, indi traendolo in un angolo della
scena, ed additandogli Paolo.
Quel giovane chi è?
Paolo.
Chi è Paolo 1(con un poco di mal qarbo.
Un che si chiama Paolo,
Ch'è cresciuto con lei; bravo ragazzo,
Orfano di papà. La mamma è quella/
Si chiama Margherita,
Povera donna, ma onorata. Io sono
Atanasio . . . Ella ride? Si, signore,
Mi chiamano così ... ma , se comanda ,
11 nome muterò: sotto tutore
Son di colei . . . pupilla di colui . . .
Della mamma di lei servo già fui :
A lettere di scatola
Dico la verità. Mangio, se ho pane ;
Se non ho pan, sbadiglio. Ho uncore in petto
Grande siccome una gran piazza... Ilo detto.
\che ha V* percorsa la lettera , fa cenno che
ascoltino tuttti , e leone.)
» Signor Comandante di Porto-Luigi, non
» poteva non rimaner commossa dal ritratto
» che m* fate dell'orfana mia nipote. Già la
» fama mi aveva detto mollo di lei. Abbia nei
» doni che le invio una caparra del molto che
» per lei destino di fare. Affidatela subito, ve
» ne prego, al Capitano Ernesto De-Lauzun
» no/nle francese, modello di rare virtù, figlio
» di una mia amica. Virginia, educata nella
» gentilezza e nelle scienze più utili, al fianco
>» mio diverrà il conforto de' vecchi mìei giorni
» e sarà l'erede delle mie non poche ricchezze
02 ATTO
» Se mai ricusasse j nulla speri da sua zia.
» La Contessa Eugenia di Saint-Far.
Pao.. Virg, e Marc.
Mortale un brivido
Di vena in vena
Rapido rapido
Sul cor piombò ;
Fra cento smanie
Respiro appena . .
Cielo soccorrimi;
0 qui morrò.
Lab. Certezza è il dubbio !
Ama riamata !
Ma irremovibile
Con lei sarò.
Dai franchi giovani
Idolatrata
Di Paolo immemore
Poi la saprò.
Ern. Ahi che da un folgore
Parve colpita!
Perchè la misera
Cader sembrò ?
Per lieta renderla
Darei la vita . . .
V orror, che V agita
Svelar saprò.
Aia. Foglio apopletico !
Brutta sentenza !
Che capitombolo
V amor provò !
Convicn riflettere ,
Ci vuol pazienza.
Chi volle correre ,
Spesso inciampò.
Lab. Di più eleganti spoglie {a Piré
Le membra rivestite;
Sarà il partir sollecito
Verso la Francia.
SECONDO 23
Udite:
E me da lei dividere
Come, signor 3 volete?
Tive in due cori un* anima ;
Pietà di noi . . .
Tacete.
Col mio fratel d' amore
Solo la vita io godo ;
Mi strappereste il core
Se ho da partir . . .
Non odo.
Conciossiacosaché . * .
È fragile di pasta . . .
Se il mar fa ... fa uno sciassè.
Un sopra , e sotto . . .
Basta.
Con tempo così bello
Dall'isole francesi
Vorrei col mio vascello
Salpar coir alba.
Intesi.
Qui suo tutor son io :
Di migliorar sua sorte
È il sacro dover mio ;
Mancarvi, no, non vuo\
Virg ni'
iif \, Voi ., inviate a morte.
Mag.cPào. 1
E.rn. Follie , follie , ragazza !
Io di Parigi pazza,
Scommetto , vi vedrò.
MARG.ePAO. PiC,à di lei"-
Silenzio! (severo ed autorevole.
(Bella soverchieria! )
Credeva il cor più docile
Della pupilla mia;
Se sprezza il mio consiglio ,
I dritti miei ripiglio;
M ATTO
Dimani da quest' isola
Parta,
Harg , Pao., n. . .
.r y k ' Dimani !
i irg. e Ata.
Lab. II vuo\
Virg ePAO.(Oh strazio inesprimibile ! )
àia. (Qui nasce un terribilio!)
Pao. ( tremante sotto voce a Virginia.
Tu che farai ?
Virg. ( Disperata) Morrò. In un angolo Mar-
ghcrita e Domingo nel mezzo Labonrdonais
con ai lati Virginia e Paolo uno per parte j
nell9 angolo Ernesto sospettoso , diviso da tatti.
Atanasio ora corre da Margherita , ora parla
da sèj ora a Virginia J ora a Paolo di soppiatto.
Lab. Si, Io voglio: non potete (a Virginia.
Ricusar sì gran fortuna
Esultate, non piangete:
Vi favella il cielo in me.
Quanti beni il mondo aduna (a Paolo
Or la sorte a lei V invia ;
Se F arresti è tirannia :
La tua smania amor non è.
Virg. e Pao. In quel cor, voi Io sapete (a ImIk
Che beata appieno io sono ;
Come mai sognar potete
Di dividerlo da me ?
Rinunziar del mondo il trono
n »o gli
Per me pro.nt sana
Separarci è tirannia :
Questo mio „
X , cuor più „ non e.
Quel suo 1 suo
Ata. Tempo al tempo. (aMarg. Singhiozzate, (a Jrir<j
Ci mancava l'uflìziale! {da sr.
Non piangete? (a Jllarg. Rincalzate (a Può.
Forte adesso. Attenti a me. (a Virg
Ma che lettera infernale! (da sè.
SECONDO fS
Martellate finch' è caldo. (a Vao.
Com'è duro! com'è saldo! (da sé.
È un macigno ^ un uom non è.
E»*. Di segreta gelosia (da sé.
La favilla in me s' accende ;
Quella strana ritrosia
È un mistero ancor per me :
Ma se ai preghi non si rende s
I miei dritti usar conviene;
Ch'io ti perda , amato bene.
NO; possibile non è.
Mar.., Dom.Dì dolor quel mesto accento ,
e Coro Quella smania disperata,,
Svela appieno il lor tormento ,
Ma trovar non sa mercè.
Una tigre snaturata
Piangerebbe a tanto affanno .
Ma nel petto a quel tiranno
È di sasso,, o un cuor non v' è. (Firginm
cade svenuta in braccio a Margherita. Labour-
donais cerca di staccare Paolo che vorrebbe
slanciarsele ai piedi 3 Atanasio cerca di mo-
strare il quadro ad Ernesto per commoverlo .
Il Coro e Domingo , circondano Virginia e
Margherita.
FISE DELL' ATTO SECONDO.
2
PARTE TERZA
SCENA PIUMA
Camera in casa dclP Intendente.
MARGHERITA, entrando con ATANASIO, in allo di prosegui
un discorso incominciato.
Marc;, carità^ mi raccomando.
A i a. E lunga !
La lingua io perchè l'ho?
ftUrc. Dite che Paolo
H caro figlio mio,
Morrebbe di dolor . . .
à i a. Ponendole una mano sulla bocca , e forzai
dola a partire.) Io vi se(jticsto
Fino il respir. M'insulta ogni parola
Vi pare età chJ io tornar debba a scuoi;
{rimasto solo si guarda intorno sospirane
lo millanto coraggio, e di vittoria
Son poco.. Ah!... proprio, poco persuas
Sarei per dir eh' è disperato il caso
Qui contrasta il cattivo
Col poco buono. Il capitan francese
Ha certi occhi da falco 3
Che sveglia la terzana ; ed il tutore
Ha metà piombo e metà ferro il core
{ijvanfahdo verso la porta delle stanze intcrn
:
ATTO TERZO £7
Eccoli! che beli' ambo! -Or che ho bisogno
Di agitare i polmoni 9
Per sparar le ragioni ... ahimè ! calato
M'ò in un momento j anzi sparito il fiato.
(siede indietro desolai**.
SCENA. II.
Dalle camere interne vengono parlando insieme LABOUP*DO-
NAIS ed ERNESTO , che non veggono ATANASIO sedato.
Lab. Già di vesti europee
Virginia s'abbigliò.
Sarà più bella.
(Cosa ne importa a lui?)
L' aura è fecond i ;
Penserei di partir.
( Vedi che fretta ! )
Sì : bravo ! Ogni dimora
Può rendersi fatale.
( Benedetta
Quella bocca! Non s'apre
Che per darmi stoccate ! )
Io spero presto
Udir Virginia mia
Sposa . . .
Chi sa? (sorridendo.
La zia
Scegliere le farà fra i più leggiadri ,
Più nobili,, più ricchi
(Se ha da sceglier Virginia ,
Resta com'è: mi fido, e sono in porto.)
E se lo sposo io fossi?
( Battendosi forte con la mano la fronte * e
dando un grido disperato 9 a cui gli altri
si volgono ) Allor son morto !
Voi !
Pur troppo! c tutto ho inteso!
Voi?
58 ATTO
à i a. Pur troppo ! e inorridisco !
(f) Qui ho una smania! (2) Qui v'è un peso!
(1) (toccando il petto. (2) toccando il capo.
Più almanacco , e men capisco.
hm eìlnx. Voi !
A i a. Non burlo : una tragedia • . .
Qui . . . fra poco . . . nascerà.
Ewm Quest' è un vero indovinello. (ad Alan.
Più chiarezza , e meno ciarla ;
Gira e salta il mio cervello 3
Ma comprendervi non sa.
Parla , o caro , parla , parla
a 2. Senza cifre e oscurità.
Lab. ( Passando accanto ad Ernesto , e cercando
dissuaderlo dal dare ascolto ad Atanasio.
È un eterno indovinello ;
Non ragiona mentre parla ,
Gira e salta il suo cervello ,
E fermarsi mai non sa.
Non badate alla sua ciarla,
0 confondervi farà.
ÀTA. Qui,, se forse noi sapete, (toccandosi il petto.
V'è un affar chiamato il cuore,
Che s' attacca . . . non ridete ,
Certo mal chiamato amore.
Farmacisti s semplicisti ,
E di medici più dotti
Sughi , polveri , decotti ,
1 più antichi, i più vantati
Han provati e riprovati.
Ma che serve? 11 male è fiero:
— Onde alfin 3 zero via zero.
La ricetta, - che perfetta
Fino ad oggi si trovò ,
È la morte , o il matrimonio ,
E finor mai non sbagliò.
Di Virginia, e Paolo in seno
Serpeggiando va quel mule ;
TERZO SS
Più polente d'un veleno.
Ambedue consuma eguale :
Per pietà , mi raccomando :
È crudel chi li divide.
Di speranza van campando ;
Chi la toglie ... oh Dio! gli uccide.
Io che nascer li ho veduti .
Che qual padre li ho cresciuti,
Lacrimando disperato
Vengo a farne X avvocato.
Non v è colpa . . . non son rei . . .
Ne morriano ... ne morrei . . .
Non mi state a dirne un ]So.
a 3. ( con simulato contento.
Kftiv. Galantuom , da quel che hai detto
Mi si squarcia in mente un velo.
Ondeggiavo in un sospetto \
Che certezza diventò ;
Ma se arride amico il cielo
Tutto appien rimedierò.
Lab. Imprudente! quel che hai detto {passando
dall' altra parte di Atanasio; e parlandogli
di furto.
Gli ha squarciato in mente un velo!
Ondeggiava in un sospetto.
Che certezza diventò.
Piangerai Y incauto zelo ,
Che perniitene farà.
Ata. Dissi a tempo quel che ho detto (deluso e lieto.
Se gti squarcia in mente un velo ;
Si commove! oh benedetto! (al Commi
Mio signor , so quel che fo.
Che periodi! ma fu il Cielo, (da se certo
Ch'eloquenza m'inspirò. di vittorie.
(Ernesto e habourdonais^ si riuniscono in vn
angolo 3 si parlano sotto voce ^ indi si strin-
gono la mano in segnale di accordo stabilito.
Ernesto chiama dalla comune ^ ed escono dei
M orina j , die ricevuto l'ordine partono.
r>o ATTO
Erx Ehi ! che le vele sciolgansi .
Propizie son le stelle :
Accolgano Virginia
Le franche damigelle.
Che meco per la Francia
Fra poco solca il mar.
Aia. {Dolorosamente sbalordito.)
Che . , . come! . . . forse? oh scandolo !
Poveri sogni miei!
Voi mi tradite, o perfido ! ( ad Ernesto.
Corro a que' miseri (volendo correr via.
Lab. Ehi!
Vita per vita (al cernia di Labourdonah
escono due soldati che rimangono in custodia
Ata. Barbaro! di Atanasio.
IVI i sento il cor scoppiar.
Lab. Finché il cannon non dia (ai soldati.
Di sua partenza il cenno
Vostro prigione ci sia ;
Parlar con lui non denno.
Non dee far cenni, o scrivere
Con voi sol dee restar.
Ata. ( Prostrandosi piangente j e abbracciando loro
le ginocchia.
Il core, il cor sbranatemi;
Jl sangue mio bevete ;
Perchè due volte uccidermi l
I figli miei uccidete !
Vel dican queste lagrime,
Vel dica il mio tremar.
La».. fcB&or. Ah I Ah! non farci ridere!
Va in scena a recitar.
a o.
Ata. ( Alzan. furente, con dignità e collera solenne.
Anime crude ! Tigri spietate 1
Se un vecchio piange voi lo beliate ?
Dei cor da spasimi straziati, infranti .
M fate un barbaro gioco de' pianti ?
TERZO oi
Io così orribile metterò il grido t
Che la vendetta veder mi fido ;
Che la natura m' ascolterà.
Terribil vindice ai miei lamenti
Destati, o collera degli elementi;
Travolgi e stermina nel tuo furore
Ohi sprezza i miseri, chi non ha core.
Loro la luce negate ■ o stelle ;
Tutti sfrenatevi , nembi e procelle ,
Quando il lor gemito preghi pietà.
Lab eEHN. Va via. frenetico! va via, buffone!
Soffrì un eclisse la tua ragione ;
Non v'è criterio in quel che dici:
Vuoi far più miseri quegf infelici ?
Ove di casa sta la sciagura ,
E un fuoco fatuo } l'amor non dura ;
E in men che il pensi svaporerà.
Virginia in Francia idolatrata
Da mille femmine saia invidiata ;
E tu vorresti queir innocente
Veder di fame spirar languente !
Oh che bel capo ! oh che bel core !
Che sogna gli uomini campar d'amore!
Nella tua testa cervel non v'ha ( Ata-
nasio è condotto a stento nelle stanze attigue :
Labourdonais esce con Ernesto dalle camere.
scena m
Udo del mare con vascello che va spiegando le vele, e pre-
parasi alla partenza , passano alcuni Marinai , che recano
a bordo barili e valigie.
MARGHERITA, indi PAOLO.
Maro. ( traversando smaniosa la scena.
Paolo, Paolo, ove sei? L'isola tutta
Percorro invan. Lo troverò : ma sento
Presago il cor di più tremendo affanno :
A che mi serbi ancor, tato tiranno? (#*«r.
52 ATTO
Pao. ( comparisce ansante dalla porta d' onde vennero
i Marinai con i bauli. Il dolore più terribile
è espresso sovra la sua fisouomia.
Respiro! . oh rabbia! - Ah! me la strappar»
Mela rapiscon quei crudeli! - Edio (dunque;
Rivederla ... ed udir l'ultimo addio ,
lo non potrò? - Spietatali ,
Deludervi saprò: tutte le vele
Al vento si spiegar. No,, non m'inganno :
Non è lontan l' istante
Che partir dee . . . qui passerà. Celato
L'attenderò . . . Paventi
Chi contendermi osasse
L'estrema gioja. . il mio contento estremo...
Eccola... o cuor, per poco attendi io fremo.
( si cela.
SCENA IV.
Palla parte islessa da cui venne PAOLO, fra' Soldati e Ma-
rinai VIRGINIA avanzasi lentamente in vesti europee sem-
plici, ina eleganti j indi PAOLO.
Viro. Senza vederlo! Oh tirannia! nemmeno
I miei più cari riabbracciar !
Edito di Mai\w. T'affretta, (dal fuscello.
L' aura è propizia . . . non tardar.
Pao. ( Uscendo disperatamente e traendo Virginia
Aspetta. sulV innanzi dd Teatro.
Dunque è ver? Mi lasci? . . . Parli?
Tu lo pensi ? ... E viver puoi ?
Ah ! dai sogni di lasciarti
Cominciava il mio morir.
Ah! le» prego ai piedi tuoi.
No , Virginia , non partir.
Two. Qui non leggi, qui non vedi, (alzandolo,
e ponendosene la mano al pel lo.
Che alla morte io m' incammino ;
Empio sei , se tu non credi
Aspro, immenso il mio soffi ir.
TERZO 53
Ma è di ferro il mio destino ;
Non Io placano i sospir.
Pao. Col vestir, che hai già cangiato,
Cangerai fra poco il core.
Scorderai chi t' ama . . .
Virg. Ingrato !
Può scordarsi un primo amore ?
Pao. D' altri in braccio . . .
Virg. Ah! taci . . . barbarci
Pao. Ma il varranno, e forse . . .
Virg. Ah! no.
Pao. Ah ! chi sa . . . chi sa . . . se mai . . .
Se mai più ... ti rivedrò!
Virg. Mentre me qui piangerai ,
Jo te in Francia piangerò.
SCENA V.
Cresce il mooimenta sul Fuscello, un drappello dì Marinari
si unisce agli altri per invitare e trarre VIRGINIA alla
partenza. Giungono Isolani, MARGHERITA e DOMINGO, e si
aggruppano intorno a PAOLO, VIRGINIA corre ad abbrac-
ciare MARGHERITA.
Coro di Marinai Vieni , che tardi ?
Virg. Oh madre !
Pao. Me la rapiscon !
Maro., D031. i r r
oCoaocHsoL.) Udì'
Pao. Tu vuoi lasciarmi ?
Virg. Vedi?
Forza è di me maggior.
Coro di Marinai. Vieni.
Pao. e Virg. Mi . . . manca ... 1' anima !
Dom., Mar. ed Isol. Ah! calma quei dolor. (giunta
quasi al lido Virginia e Paolo, (piasi fuori di
scerta, s involano da coloro che li trattengono,
e corrono ad abbracciarsi con un impeto disperato,,
a 2.
Pao. e Virg. Torna o èir* ah! torna almeu
SI
ATTO
Torna a dir che mi tu sci .
o f
E di gioia agli occhi miei
Un balleno brillerà.
Ah I se un lampo di speranza
Mi conforta in questo addio ,
Nella cruda lontananza
11 - o /» ,o
, tu fid non morra.
La a a
Sì s quel cor, quel cor è mio;
Questo cor sol tuo sarà. ( vengono divisi
e partono.
Appena montata Virginia sul vascello j questa
parte. La scena rimane vuota. S'ode il can-
none della partenza \ e subito Atanasio preci-
fittasi in iscena^ e sale sopra uno scoglio guarda
lungo il mare^ fa cenni con un fazzoletto spie-
gato j indi battendosi la fronte come al ricor-
darsi di Paolo j corre via per rintracciarlo.
PARTE QUARTA
SS» Uàiì?iàiS§
SCENA VI.
Stanza povera in casa di MARGHERITA.
Entra un Isolano, che pone un rozzo candellicre acceso sopra
un tavolino j indi DOMINGO, MARGHERITA. PAOLO ed Iso-
lani, infine anelante ATANASIO.
Marc. Pietà di te , pietà di me.
Sim. Sapete
Che v'è fedel, che invano
A quel cor si fa guerra.
Fao. Ah! madre! io son deserto sulla terra!
Non spero più! Non spero! ùltimo addio.
Ultimo è stato il nostro . . .
Aia. Figlio mio ! . . .
Non mi resti che tu... non la s;u tutta..-
TERZO 3*
M' avean posto io sequestro . . .
Eran troppi... ero solo... Ahi cani! cani!
Finalmente scappai ... ma troppo tardi . . .
Paolo . . . non fu mia colpa . . . scellerati !
Nemmrn dirle un addio! Pensiamo a noi.
(Jiu coraggio ci vuole; . . .
Lo so che sono sterili parole :
Ma siamo uomini alfine ...
Pao. Ah! m'han strappata
La metà del mio core.
Ata. Sì, sì: ditelo a me . . .
Coro Ma qual fragore! {sode
il lontano muggito del mare. Domingo in
ascoilo accostasi terso il balcone.
Don. Fate silenzio; mormora
Sordo e lontano il mar. (spalancano un
Nube su nube adensasi , balcone.
Non una stella appar.
Sim. . Coro Mai non parca più bruna
Marg. Orrida notte in cielo ;
Ne cresce orror la luna
Se rompe al bujo il velo,
V onda con che muggito
Gigante vien sul lito.
Aia. Non è un vascel che battono
A prora i flutti e i venti?
Pao. Virginia! ... oh Dio !
Cono Silenzio,
N' echeggiano i lamenti
Lontan . . . lontan.
Aia. Corriamo.
Ardan segnali e fiaccole.
Pao. Virginia !
Sdì. e Ata. Ah che tardiamo?
Voliam. Soccorso ai miseri.
Pao. Virginia !
Sim. e Ata. Al mare.
Titti Al mar. , (partono
tutti rapidamente.
.»<> ATTO
SCENA ULTIMA.
Lido dei mare. — Burrasca.
LABOURDONÀIS con soldati con faci sul Udo • indi PÀOJ
ATANASIO, MARGHERITA, DOMINGO, ed Isolani con co?
S'ode una campana chiamare a stormo.
Lab. Soccorso. Non tardale.
Voci dal mare. Aita . aita !
Aia. Perigliarsi non giova.
È troppo irato il mar.
^0R0 ? Cresce il vento
L- ostinato furor :
^A0 Morir mi sento!
Se (T una sola vittima , (cadendo qenvfles}
Oh Ciel, contento sei
Eccoti il sen 3 mi fulmina :
Prendili i giorni miei !
Salva Virginia, Ah! salvala,
Sia d' altri pur ... ma viva! (con <jrici
Se arriva - a te il mio pianto
Ti plachi il mio marlir.
11 cuor sofferto ha tanto
Che più non può soffrir. (*/ ah
Lab. A chi la salva mille scudi.
Nulla.
Do la vita per lei. Non fo mercato
Della pietà.
!*A0- Teco. Si: teco.
Coro (cade vn fulmine) È tardi
Spezzò il folgor la nave, (passano spe
zami di albero , tele e navigli
Ro*- Zitto. Zitto.
Un non so che fra il mareggiar biancheggia
Coro Una trave afferrò . . . nuota . . . galleggia
Lab., àta., \ i . .
Pao e Marg. ì E V,rS,n,a
(:°»a Morente!
'>AB- (Oh mio rimorso!
Per me, per me morì! )
ATTO TERZO 37
Ata. ( Glttandosi in mare ne reca fuori Virginia e
la depone sopra un sasso. Quadro
Cagna di zia !
Presi un bagno per te.
Pao. ( gittandosi a suoi piedi > e stringendone la
mano. ) Virginia mia !
Viro. (I) Paolo!... (2) Madre!... (3) Caro. (4) T'amo.
Paolo , meco ... in ciel ... ti bramo;
Già... la luce... (5) Paolo!... Ah!
Ata. (6) Fu la vostra crudeltà.
Lab. Quanto io soffra il Ciel lo sa.
Mar., Sim. T'allontana, adora e taci;
A ia. c Coro Che dal Ciel volere è questo;
Lo spettacolo funesto
Palpitar ci fa per te.
Pao. {a forza allontanandosi con una calmi terribile.
Madre mia, temer? ... Di me?
No, il mio duol non ha delirio {a Marg.
Non ha smanie, non ha pianto;
Ma, lo spero, a lei d'accanto,
Madre mia, mi ucciderà.
Voi piangete ! sospirate !
Ah! la calma m'invidiate 1 (a guanti fa
Neil' oblio de' suoi tormenti circondano.
L'alma mia respirerà.
E unii tomba . . . almeno spenti,
Pure insiem ci accoglierà, (pian piano si
avvicina a Virginia ^ e le cade morente al fianco.
Tutti tranne Pao. Storia d' affanni
Qual mai cor fra i tiranni
Senza piangere t'udrà.
(i) A Paolo. (2) A ìforg: (3) A Ata. (4) A Paolo, (s) Bran-
c landò fin die trova la mano di Paolo morendo, (e) A Lab.
che si copre gli occhi piangendo e parte.
F I N E.